Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Care, Cari,
oggi sono vent’anni dalla prima Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne voluta dalle Nazioni Unite.
Vorrei che tutti gli uomini, ovunque si trovino, qualunque cosa stiano facendo, interrompessero per dieci minuti ogni loro azione, per alcuni minuti di silenzio, per interrogarsi sul perché succeda ancora, per chiedersi perché li riguardi.
Continua lo stillicidio di molestie e di violenze fino all’annichilimento della vita. Infiniti calvari per mano di partner, mariti, amici, perpetrati nelle scuole, al lavoro, nello sport, nelle strade poco illuminate delle nostre città, nelle case. La violenza è globale, crudele, terribile, fino alle umiliazioni, alle torture, le lapidazioni, le sevizie, fino allo stupro etnico.
È un conflitto per il dominio sul corpo e sulla libertà delle donne che attraversa il tempo e le civiltà. Che in Italia, mentre diminuiscono gli omicidi, continua a provocare un numero crescente di vittime.
E allora su cosa investire? Sulla formazione, innanzitutto a partire dalla scuola che è la prima grande “fabbrica” in cui si formano le coscienze. Il traguardo è che la generazione dei più piccoli di oggi domani sia migliore degli adulti di oggi.
Faccio mio l’appello in questo senso rilanciato da Roberto Saviano e fatto da psicologi, pedagogisti, criminologi, esperti.
Lo so. Un tasto non basta.
Va moltiplicata su tutto il territorio la prevenzione. Numeri verdi, tutela delle vittime, formazione delle forze dell’ordine, pronto soccorsi negli ospedali. Va garantito un sostegno morale e materiale, di risorse alla vittima. Va assicurata la certezza della pena e, dove è possibile, la rieducazione. A questo proposito, la potente Regione Lombardia ha il dovere di fare di più, e meglio, in termini di risorse, di soluzioni concrete, di luoghi di accoglienza e protezione, con maggiori investimenti e strumenti.
E anche oggi vorrei che arrivasse a tutte la riconoscenza per quelle case delle donne, per quei centri, per quegli operatori, per i magistrati e tutte le figure professionali che in questi anni anche nella nostra Milano e nella nostra provincia, con professionalità e umanità, hanno fatto tantissimo.
Le statistiche dicono che le giovani donne denunciano di più: non lasciamole sole.
Un abbraccio
Barbara Pollastrini