Dal 2013 il 5 dicembre è stato definito il World Soil Day e cioè la Giornata Mondiale del Suolo, nell’ambito della Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
L’obiettivo è di aumentare la sensibilizzazione ambientale e l’attenzione nei confronti dell’uso del territorio, che deve essere tutelato e salvaguardato.
Va tutela e salvaguardato perché malgrado una sensibilizzazione ambientale via via crescente, in Italia nel 2018 ogni giorno è stato “consumata” una superficie pari a 14 ettari, pari a 51 chilometri quadrati all’anno (per avere una idea più pratica, consideriamo che Milano ha una superficie di 181 kmq).
Il suolo (ed il sottosuolo) rappresenta una risorsa non rinnovabile, indispensabile per la vita, dove troviamo un quarto della biodiversità complessiva, e richiede analoga attenzione a quella che viene riservata alla biodiversità del mondo animale e vegetale.
Il suolo è anche il principale fattore per la disponibilità dell’acqua e per la sua gestione, comprese alluvioni e siccità. Inoltre è un grande serbatoio di carbonio.
In quale situazione siamo
I dati di ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ci dicono che ben il 7,6 % del territorio italiano è coperto con edifici, strade e altri manufatti. E tale percentuale si è incrementata dello 0,21% nell’ultimo anno. Ciò malgrado che gli obiettivi comunitari indichino come necessario un azzeramento dei consumi di suolo.
Le conseguenze del consumo di suolo
Con il consumo del suolo viene ridotto il tempo di corrivazione delle piogge nelle vallate, viene limitato la quantità di acqua che filtra nel terreno, con impatto in termini di frane, esondazioni dei fiumi, impoverimento delle falde acquifere.
Quali soluzioni adottare per ridurre il consumo del suolo?
L’utilizzo del suolo deve essere considerato con estrema attenzione nella pianificazione territoriale, con una strategia che deve considerare la necessità di arrivare al più presto al “consumo zero” come previsto dagli obiettivi comunitari.
Questo obiettivo è perseguibile soltanto orientando le attività di trasformazioni urbanistiche e costruttive non verso le aree libere ma utilizzando aree già urbanizzate, eventualmente da riqualificare.
Quali iniziative
Il Partito Democratico con Pierfrancesco Maran , assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura della Giunta del Comune di Milano, ha lanciato l’operazione “depavimentazione”. Per il momento con una iniziativa certamente ancora riferita ad una superficie modesta, circa 900 metri quadri, ma comunque significativa ed utile per promuovere una maggior sensibilizzazione e cominciare ad invertire la tendenza. Un’area utilizzata da spartitraffico, da tempo “impermeabilizzata” con cemento ed asfalto in viale Suzzani a Milano, viene trasformata in una aiuola, riportando alla luce il terreno naturale capace di assorbire la pioggia.
Una prima azione che rientra nel nuovo Piano di Governo del Territorio che prevede una riduzione del 4% del consumo di suolo rispetto al Piano Precedente. Le nuove norme introdotte prevedono infatti che le nuove costruzioni debbano obbligatoriamente avere una riduzione di impatto climatico attraverso depavimentazione e creazione di aree verdi.
L’impatto ambientale
Dal punto di vista ambientale il piccolo intervento di depavimentazione illustrato sopra – su appena 900 metri quadri – ha comunque un impatto importante: possono essere gestiti ed assorbiti dal terreno oltre 1.000.000 di litri d’acqua, cioè la pioggia che mediamente cade a Milano in un anno su quella superficie. Queste acque alimenteranno la falda acquifera e, non essendo quindi smaltite dal sistema fognario, non aggraveranno i costi di depurazione delle acque. Inoltre nello strato fertile di questa area ritornata a verde, si potrà accumulare materia organica equivalente a 15 tonnellate di CO2.
E cosa si fa a Garbagnate?
È noto che l’amministrazione Barletta sta preparando un intervento di rifacimento del manto stradale in centro, rimuovendo i cubetti di porfido e sostituendoli con asfalto.
Corre l’obbligo a questo punto di ricordare le caratteristiche di una pavimentazione a cubetti. Questo tipo di pavimentazione ha la caratteristica di lasciar filtrare l’acqua nel terreno, tra un cubetto e l’altro, oltre a permettere un rapido drenaggio limitando così la formazione di pozzanghere. In aggiunta ha ovviamente un impatto energetico molto limitato ed un’usura praticamente nulla. Ha soltanto bisogno di essere realizzata a regola d’arte. Certo non come buona parte di quella esistente, con cubetti alti solo pochi centimetri, con conseguenti ovvi sprofondamenti sotto il carico delle automobili, e talmente distanti tra loro da dover “catramare” gli spazi tra un cubetto e l’altro. Il rifacimento dell’esistente, con materiali adatti, con la giusta tecnica realizzativa e con la corretta manutenzione, concorrerebbe ad aumentare l’infiltrazione dell’acqua piovana nel terreno, avrebbe un minor impatto ambientale e renderebbe il centro storico di Garbagnate molto più gradevole.
Ma si sa, la sensibilità ecologica, la voglia di concorrere alla riduzione dell’indice di impatto climatico non è certamente negli obiettivi dell’amministrazione Barletta. Anzi!
Oltre a tagliare alberi, questa amministrazione vuole asfaltare, asfaltare le strade ed “asfaltare” anche i polmoni dei cittadini, visto l’apertura al traffico di transito da sud a nord attraverso il centro cittadino.